Assicurazioni - Rivista di diritto, economia e finanza delle assicurazioni privateISSN 0004-511X
G. Giappichelli Editore

20/05/2020 - Risarcimento diretto e "Modello CAI" nell'assicurazione della R.C.A.

argomento: Giurisprudenza - Corte di cassazione

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di Marco Rossetti

Sebbene la sentenza qui in rassegna abbia dichiarato inammissibile il ricorso, essa contiene un obiter dictum che merita di essere segnalato. In esso si afferma (§ 6.3 dei "Motivi della decisione") che: (a) nel caso diazione diretta proposta dalla vittima d'un sinsitro stradale nei confronti del resposnabile e del suo assicuratore, la sentenza conclusiva non può contenere statuizioni divergenti per l'assicurato e per l'assicuratore (e questo è un principio pacifico); (b) tale principio si applica anche alle ipotesi di risarcimento diretto (e questa è una novità, ma desumibile comunque dal sistema); (c) "la dichiarazione confessoria contenuta nel modello CAI non ha valore di piena prova nemmeno nei confronti del confitente". A quest'ultimo riguardo la S.C. richiama il noto precedente di Cass. civ., sez. un., 05-05-2006, n. 10311, in Assicurazioni, 2006, II, 2, 272).

Non sembra, tuttavia, che quest'ultima decisione abbia affermato davvero quel principio, sebbene tale opinione sia alquanto diffusa anche in dottrina. In realtà le SS.UU. nell'arresto del 2006 si limitarono ad affermare la necessaria unitarietà della sentenza pronunciata nei confronti dell'assicurato e dell'assicuratore, e la natura di mera presunzione iuris tantum del modello CAI, giusta la previsione (allora) dell'art. 5 l. 34/77, ed oggi dell'art. 143, comma secondo, cod. ass.. Il modulo "CAI", pertanto, se prodotto in giudizio non sembra possa dirsi "irrilevante": esso infatti pone a carico dell'assicuratore e dell'assicurato una presunzione di colpa, superabile solo se l'uno o l'altro forniscano la prova contraria. 

Su questi temi, diffusamente, si veda M. Rossetti, Natura ed efficacia della “constatazione amichevole di incidente”, in Assicurazioni, 2013, fasc. 3, II, 452.