Assicurazioni - Rivista di diritto, economia e finanza delle assicurazioni privateISSN 0004-511X
G. Giappichelli Editore

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Data strategy e finanza digitale. Il caso della “consulenza automatizzata” (di Valeria Falce, Jean Monnet Professor of Digital Transformation and AI Policy; Professoressa ordinaria di Diritto dell’economia e Direttrice dell’Innovation, Regulation and Competition Policy Centre presso l’Università Europea di Roma.)


La Strategia Europea dei dati e il Pacchetto sulla finanza digitale condividono la medesima finalità: cogliere ed inquadrare la discontinuità innescata dalla quarta rivoluzione industriale in chiave geo-politica, di sistema e di valori. Si distinguono per latitudine: la prima propone una cornice di tipo orizzontale e tecnologicamente neutra, mentre la seconda si focalizza verticalmente sul settore finanziario, la cui componente tecnologica è spiccata (indipendentemente dalla nuova rivoluzione industriale). Obiettivo delle brevi note che seguono è la verifica delle intersezioni tra le due attraverso l’analisi della consulenza robotizzata, che, nel promuovere un modello decentrato dei rapporti, schiude notevoli opportunità commerciali e sconta alcuni limiti. Gli uni e gli altri risultano congeniti alla trasformazione digitale e non specifici del settore finanziario.

 

Data Strategy and Digital Finance. The Robo-advisory use-case

The European Data Strategy and the Digital Finance Package share the same aim: to grasp and frame the discontinuity triggered by the fourth industrial revolution from a geo-political, system and value perspective. They differ in latitude: the former proposes a horizontal and technologically neutral framework, while the latter focuses vertically on the financial sector, whose technological component is pronounced (regardless of the new industrial revolution). The objective of the brief notes that follow is to verify the intersections between the two through the analysis of robo-advice, which, in promoting a decentralised model of relationships, opens up considerable business opportunities and suffers certain limitations. Both of them are congenital to the digital transformation and not specific to the financial sector.

Keywords: Digital transformation – Data Strategy – Digital Finance Package – Robo-advising.

SOMMARIO:

1. Introduzione - 2. Dalle direttrici… - 2.1. Agli assi cartesiani della strategia dei dati - 3. Un’applicazione. Dalla strategia per la finanza digitale - 3.1. Alla democratizzazione della consulenza - 4. Conclusioni - NOTE


1. Introduzione

La transizione digitale mette in crisi i paradigmi classici, sancendo il primato della disintermediazione e del decentramento nei rapporti, la contaminazione e conseguente integrazione tra attività, prodotti e servizi, l’emer­sione di nuovi protagonisti e la riqualificazione dell’utente-consumatore, che, rilasciando dati ogni volta che è connesso, contribuisce a definire i contenuti e a produrre i servizi di cui fruisce, divenendo corresponsabile delle esperienze che gli si presentano [1]. In questo contesto, sono oggetto di profonda riflessione (se non di eventuale ripensamento) le categorie giuridiche rilevanti, i soggetti (tech [2]), i processi e i servizi (unbundled), i mercati (disintermediati), i modelli (market place model) e i rapporti (non più fiduciari) [3]. La transizione a cui si assiste è di tipo intersettoriale [4], si caratterizza per processi di fintegration [5] e promuove una nuova economia fondata sui dati (personali, anonimizzati e commerciali), il cui valore è certo e le cui implicazioni sono strettamente legate agli usi attuali e potenziali a cui il singolo dato è o può essere destinato attraverso il ricorso a tecniche digitali estremamente sofisticate [6]. A partire da una embrionale funzione di interconnessione decentralizzata e diffusa, la rete assume oggi una rilevanza diversa, che non si limita ad incidere le strutture economiche specialistiche (mercati e intermediari finanziari, in primis). Il processo di digitalizzazione delle relazioni economico-sociali dovuto all’uso estensivo dell’ICT (Information and Communication Technology) e dell’IOT (Internet Of Things) innesca, insomma, trasformazioni inattese sia a livello imprenditoriale – favorendo l’integrazione tra diversi settori industriali, aprendo nuovi mercati e trasformando i modelli di business e l’organizzazione del lavoro aziendale – sia a livello consumeristico, incidendo l’organizzazione imprenditoriale e sociale. In linea con la c.d. open innovation, il nuovo ecosistema è caratterizzato da una rete aperta di servizi modulari per imprese, individui, intermediari bancari, finanziari e assicurativi in una logica di cooperazione-concorrenza. La sinergia fra innovazione tecnologia ed expertise finanziaria [7] si traduce in una rinnovata offerta di prodotti e servizi, caratterizzati appunto dalla digitalizzazione, [continua ..]


2. Dalle direttrici…

In questa tempesta perfetta c’è un punto fermo: il dato nella sua veste multiforme. Quello personale (oggi disciplinata dal regolamento (UE) 2016/679), che si erge ad input essenziale per la realizzazione di prodotti e servizi sempre più rispondenti ai bisogni di ciascuno; quello non personale (definito per differenza dalla regolazione) capace di traghettare il dato personale nell’arena commerciale (disciplinato dal regolamento 1807/2018) che soggiace al principio della libera regolazione; quello confidenziale e riservato (regolato dalla direttiva 943/2016), perché la sua circolazione entro una cerchia ristretta di soggetti è funzionale alla promozione di forme di cooperazione inter– e intra-settoriale; quello pubblico (oggetto della Regolazione open data) e quello pubblicamente disponibile, accessibile grazie e attraverso la rete, che diventa parte di raccolte digitali, mobili, interattive e dinamiche (disciplinate dalla direttiva 96/9/CE), che risultano utili a migliorare prodotti e servizi, generare efficienze e innescare processi innovativi. Senonché, l’eterogeneità del dato solo apparente, perché indipendentemente da forma e natura, tecniche e sistemi di intelligenza artificiale consentono di scomporre e ininterrottamente riaggregare ogni bit con altre informazioni, anche apparentemente scollegate, ora per essere oggetto di studio, simulazione e sperimentazione, ora per essere catalogato in cluster orientati alla profilatura e alla commercializzazione. Nel nuovo ecosistema, insomma, i dati, filtrati attraverso le nuove tecnologie, si impongono per la valenza mutante e acquisiscono un valore che, dipendendo dalla combinazione e dall’uso a cui sono destinati, diventa sempre più fluido e mobile. Così decodificati, i dati si svelano come coessenziali alla definizione della cornice di riferimento e poi al funzionamento e allo sviluppo dell’economia liquida, con implicazioni importanti sul fronte istituzionale e di governo (tese a rivendicare la necessità di un’autorità europea IA).


2.1. Agli assi cartesiani della strategia dei dati

Si è appena detto che i dati sono pilastri e fondamenta della nuova strategia europea. Si può ora precisare che questa si snoda lungo due direttrici essenziali: l’una (1) centripeta ed interna – volta al rafforzamento dell’auto­nomia strategica, l’altra (2) centrifuga ed esterna – tesa all’esportazione del modello europeo su scala globale. L’una (la forza esterna) si va delineando attraverso una dichiarazione di principi e un atto non vincolante, un’alleanza che raccolga e sintetizzi indirizzi e posizioni codificate a livello UE. L’altra (la forza interna) è modellata dalla e nella single market strategy, con implicazioni a raggiera, che possono essere così sintetizzate. In particolare, in punto di sistema, la scelta di indirizzo è univoca, tendendo verso regolazioni umanocentriche nell’imprimatur, neutrali e orizzontali nell’applicazione con rafforzati raccordi e coordinamenti con regolazioni verticali e settoriali. In termini di tecnica, si afferma il modello multistakeholder in cui l’armonizzazione massima delle regole è completata attraverso forme di autoregolamentazione e codici di condotta. In chiave istituzionale e di governance, la direzione è quella dell’accentramento dei poteri di definizione, attuazione ed enforcement, rafforzamento dei profili di coordinamento con autorità nazionali e favor nei confronti di scambi di informazioni. Quanto ai contenuti, questi si incastonano in una cornice ampia, i cui tasselli sono i mercati e i servizi digitali, il governo dei dati, pubblici e privati, l’intelligenza, l’identità digitale e la sicurezza digitale, a tendere il mercato dei dati. Entro la cornice ora tratteggiata si gettano le basi per il consolidamento del mercato europeo dei dati: aperto, libero, contendibile e come tale fair e competitivo. A tal fine, si opta per una architettura alta e comune, informata da regole orizzontali. Non per imbrigliare l’innovazione, ma per riportarla entro guide sicure, dando corpo a quella autonomia strategica cui si accennava. Due i binari di riferimento, che rimandano ad altrettanti principi fondanti. Il primo sposta il fuoco dal soggetto all’attività: “stessa attività, stesso rischio, stesse regole e supervisione”. Le attività insomma vengono graduate sulla base dei rischi che sollevano rispetto a beni [continua ..]


3. Un’applicazione. Dalla strategia per la finanza digitale

Se è vero che quelli ora accennati sono gli assi cartesiani della strategia dei dati, è altrettanto vero che transizione digitale, algoritmi e intelligenza artificiale [14] sono al centro anche della Strategia per la finanza digitale (Digital Finance Strategy – DFS 2020), che si propone di dare impulso e sostegno allo sviluppo della finanza data driven nell’UE [15]. Tra le misure più rilevanti previste dalla strategia sulla finanza digitale campeggiano i tre Regolamenti rispettivamente sui mercati in cripto-attività (“Regulation on Markets in Crypto-assets – MiCAR”), sulla resilienza operativa digitale nel settore finanziario (“Regulation on digital operational resilience for the financial sector – DORA”) e su un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia di registro distribuito (“Regulation on a pilot regime for market infrastructures based on distributed ledger technology – PILOT”). Quanto alla tematica delle cripto-attività, è pacifico che la Commissione europea ha promosso una molteplicità di iniziative normative in materia di Fintech volte sia a valutare l’eventuale applicazione di norme esistenti e ancora vigenti ad attività innovative ma funzionalmente simili e comparabili (in ossequio al principio “same business, same risks, same rules”) sia ad introdurre, ove opportuno, nuovi presidi regolamentari (secondo il brocardo “new functionality, new rules”). Il MiCAR, dunque, favorisce un quadro armonizzato a livello europeo per l’emissione di cripto-attività e la prestazione di servizi che le hanno ad oggetto, introducendo una disciplina bespoke del mercato dei cryptoasset diversi dagli strumenti finanziari. Gli aspetti fondamentali sono: i) una definizione comune di crypto-asset, con un approccio, per così dire, “catch-all”, anche in funzione antielusiva; ii) la “passaportazione” delle offerte previa notifica di un white paper, nonché un regime di autorizzazione dei service provider (MiFID-like); iii) regole per l’integrità del mercato (MAR-like); iv) una disciplina più stringente degli stablecoins, ossia, in gergo europeo, degli asset reference token (ART), e degli e-money token, con una vigilanza dell’EBA su quelli significativi e un coinvolgimento forte della BCE; v) una disciplina [continua ..]


3.1. Alla democratizzazione della consulenza

Rispetto alle predette linee di indirizzo perseguite nell’ambito della finanza digitale, la consulenza automatizzata, resa attraverso piattaforme digitali e grazie all’uso di algoritmi che consentono il rilascio di raccomandazioni di investimento, ben sintetizza le nuove frontiere [16]. Specificamente rivolto ad operazioni relative a strumenti finanziari (o portafogli di strumenti finanziari) da offrire su base personalizzata, il roboadvising identifica, infatti, un servizio attraverso cui si possono apprezzare le intersezioni ed interferenze tra il quid novi impresso dalle nuove tecnologie (attraverso le quali si supera l’elemento fiduciario proprio della relazione tra intermediario e cliente), il modus operandi dell’IA (grazie alla quale il supera la confine tra dati ed informazioni acquisiti dalle banche dati interne ed esterne alle aziende), e la risposta della regolazione (che in tema di consulenza automatizzata non è rimasta indietro). Ma procediamo con ordine. La consulenza finanziaria tradizionale rimette all’intermediario la definizione di profili essenziali, dalla profilatura del cliente alla definizione di un’asset allocation confacente alle caratteristiche dell’investitore, dalla selezione delle asset class, al monitoraggio periodico del portafoglio ed al suo ribilanciamento. Con il roboadvising, invece, si innesca con gradazioni via via crescenti: a) l’automazione delle diverse fasi del processo di investimento attraverso il ricorso ad algoritmi di asset allocation e risk management; b) la “democratizzazione” dei processi, consentendo a persone fisiche, imprese ed organizzazioni private di comunicare ed eseguire transazioni in modo agevole, in tempi rapidi e a costi estremamente ridotti; c) l’allargamento della platea dei soggetti, determinando l’ingresso delle piattaforme digitali, che intermediano l’offerta online di servizi di natura finanziaria [17]; d) la spinta all’emancipazione del risparmiatore ed al superamento del requisito fiduciario come tratto proprio e distintivo della consulenza. All’acquisita autonomia di scelta rispetto alle controparti finanziarie tradizionali [18] corrisponde insomma un mutato identikit del risparmiatore, che si avvale di c.d. digital tools per accedere alla gestione e distribuzione di servizi e prodotti finanziari, ormai non più prerogativa esclusiva di investitori di alto [continua ..]


4. Conclusioni

Alcune considerazioni conclusive. L’excursus, che precede, conferma che Strategia Europea dei dati e Pacchetto sulla finanza digitale condividono la medesima finalità: cogliere ed inquadrare la discontinuità innescata dalla quarta rivoluzione industriale in chiave geo-politica, di sistema e di valori. La distinzione, dunque, non è genetica ma di latitudine: la prima propone una cornice di tipo orizzontale e tecnologicamente neutra, mentre la seconda si focalizza verticalmente sul settore finanziario, la cui componente tecnologica è spiccata (indipendentemente dalla nuova rivoluzione industriale). La consulenza automatizzata, nel promuovere un modello decentrato dei rapporti, è figlia della nuova rivoluzione industriale e propria del settore finanziario, schiudendo notevoli opportunità commerciali e scontando alcuni limiti. Gli uni e gli altri risultano congeniti e propri della trasformazione digitale e non specifici del settore finanziario. Così potendosi risolvere con le categorie e le soluzioni offerte dal modello generale (incentrate sui rischi e sulle responsabilità).


NOTE